Il motore Fiat Fire, un simbolo della produzione automobilistica italiana, è stato fabbricato a Termoli dal 1985. Tuttavia, nel 2025, il futuro di questo propulsore iconico appare incerto, con la chiusura del reparto dedicato prevista per la fine di maggio. L’impianto, inaugurato da Gianni Agnelli in presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ha rappresentato per decenni un punto di riferimento per l’industria automobilistica italiana, ma oggi si trova a fronteggiare sfide significative.
Il Fiat Fire ha segnato un’epoca, essendo stato il propulsore scelto per una vasta gamma di veicoli. La produzione è iniziata il 30 marzo 1985, data in cui il primo esemplare è uscito dalle linee di assemblaggio di Termoli. Fino al 7 maggio 2020, sono stati prodotti oltre 23 milioni di motori Fire, con una media di circa 2.100 unità al giorno. Questo motore, concepito per essere affidabile e facilmente riparabile, ha visto la luce grazie all’ingegno di Stefano Iacoponi, il quale ha guidato il team di progettazione con l’intento di creare un propulsore che potesse sostituire il vecchio 903 cc della Serie 100. La sua progettazione è stata caratterizzata da un’innovazione radicale, che ha portato a una produzione altamente automatizzata e a una significativa riduzione dei costi.
Il progetto del motore Fire è iniziato molto prima della sua realizzazione, con Iacoponi che ha iniziato a lavorare su di esso già nel 1977, prima di ricevere l’incarico ufficiale nel 1980. La necessità di un nuovo motore era evidente, poiché il 903 cc era obsoleto. Durante un periodo di tensioni sindacali e proteste, il team di progettazione ha lavorato in segreto per sviluppare il propulsore X090, che sarebbe diventato il precursore del Fire. Questo motore ha rappresentato un passo avanti significativo rispetto ai suoi predecessori, con un design semplificato e una maggiore efficienza.
Il motore Fire è stato progettato per essere un quattro cilindri compatto e leggero, con una cilindrata di 999 cc e un peso di soli 69 kg. Queste caratteristiche lo rendevano non solo facile da installare, ma anche altamente performante. Il Fire ha dimostrato un’efficienza superiore del 15% rispetto al motore che sostituiva. Tra le specifiche tecniche, si possono citare un alesaggio di 70 mm, una corsa di 64,9 mm, e una potenza di 45 Cv a 5.500 giri/min. La sua versatilità ha permesso l’adozione su diversi modelli, dalla Fiat Uno alla Panda, fino a veicoli più recenti come la Fiat Bravo e la Alfa Romeo Mito.
Il Fiat Fire ha fatto il suo debutto commerciale nel 1985 con l’Aubobianchi Y10, seguito dalla Fiat Uno nel 1986. La sua popolarità è cresciuta rapidamente, grazie alla sua applicazione su una vasta gamma di modelli, inclusi la Fiat Panda e la Fiat Tipo. Negli anni ’90, il Fire ha visto l’introduzione di versioni più potenti, come quelle da 1.108 cc e 1.242 cc, ampliando ulteriormente la sua gamma di utilizzo. L’innovazione non si è fermata qui, poiché nel 2007 è stata introdotta la versione turbo T-Jet, aumentando le prestazioni e contribuendo a mantenere il motore rilevante nel mercato automobilistico moderno.
Il motore Fire è stato riconosciuto per la sua brillantezza e reattività, rendendolo una scelta popolare tra gli automobilisti. Tuttavia, con l’annuncio della chiusura del reparto di produzione a Termoli, il futuro di questo propulsore storico è incerto. La decisione di fermare la produzione segna la fine di un’era e solleva interrogativi sul futuro della produzione automobilistica in Italia. Senza un piano chiaro per la riconversione o l’innovazione, il rischio è quello di perdere un patrimonio industriale che ha segnato la storia dell’automobile nel paese.